mercoledì 30 ottobre 2013

Una giornata di merda

Quella di ieri... Oggi va da Dio.

Vengo svegliato a casa della mia ragazza da una portinaia mezza calabrese mezza pugliese che mi si rivolge in un idioma a me sconosciuto, dandomi del "noi". Mi offre un dolce tipico, non so di dove ma un paese con il santo, che contiene lo stesso apporto calorico della dieta semestrale di un tricheco. Per ogni 100 grammi.

In università combatto tutto il giorno con il critico letterario ungherese al quale ho deciso di dedicarmi per la mia tesi di laurea. Il problema è che non c'è accordo al mondo su come il suo cognome vada pronunciato e gli addetti ai lavori, inclusa la mia relatrice, offrono soluzioni tutt'altro che convincenti: [Lucacc, Lukash, Lukaks;, Luke] sono alcune delle varie soluzioni proposte; un professore di letteratura comparata mi suggerisce di usare Lucy Liu, tanto "nessuno se ne accorge" aggiunge.

Torno a casa per cenare alle cinque del pomeriggio, quando ho appena finito di digerire il materiale edile saraceno che ho ingoiato al mattino; ceno presto perché ho promesso ad amici di partecipare a una partita di calcetto serale in scioltezza - una cosa per rilassarsi e "buttare fuori" un po' di tossine.
Tanto per la cronaca questi miei amici sono quelli simpatici che non pensano di cambiare il mondo attraverso I Karamazov, ma tuttalpiù attraverso Salmo e Fedez.

Al campetto c'è un clima disteso dove ci aspetta la squadra avversaria costituita per lo più da bimbiminkia, il che mi lascia intravedere sogni di gloria per la serata sportiva.

Intercetto una conversazione che subito mi fa abbassare la cresta: un paio di ragazzini giocano tipo in serie C2, mentre io l'ultima volta che ho giocato "professionalmente" a calcio (tipo otto anni) venivo soprannominato il "capitano morale" per la gran voglia di fare e i piedi a forma di boomerang.

Mi tocca marcare il fenomeno del gruppo e commetto il grasso errore tipico di chi ha un'età troppo avanzata e pensa ancora di essere un giovincello: lo inseguo per tutto il campo come una faina in calore, e lui mi fa ballare il tango, mi fa girare come una trottola, marciando a tredici tacchetti sopra il mio orgoglio di adulto.

Nonostante tutto vinciamo, ma questo non basta a restituirmi l'inguine che nel frattempo ho perso sul manto erboso - e che cazzo mi tocca tornare pure a casa in bicicletta perché sono un radical chic di merda.

In questo momento vorrei un Suv  2800 cilindrata, con 210 cavalli e con un rendimento prossimo allo zero, invece mi tocca pedalare.
Uso i pedali con la stessa scioltezza dell'abominevole uomo delle nevi dopo essere stato violentato per tre giorni da Reynold Messner sulla cima del K2. Gambe larghe, tipo zarro sul buster.

Arrivo a casa e ceno natra volta in compagnia del mio sano tubo catodico anno di produzione 1994 e casualmente finisco su Porta a Porta.

Vespa esordisce dicendo: "non si possono lasciare le fidanzate per sms, figuriamoci le mogli". Rifletto sui miei valori morali, alzo lo sguardo e vedo una figa clamorosa al di là dello schermo che mi sorride con quella faccia da Pdl, quegli zigomi da olgettina - diciamolo chiaramente quei lineamenti da zozza zoccolona per le pari opportunità.

Spengo rammaricato il televisore e contemplo l'idea di ammazzarmi di seghe davanti a qualche sito scrauso di porno cecoslovacchi (prima della separazione), ma nemmeno la connessione funziona oggi, perché Fastweb trova troppo irriverente questo blog. Me ne compiaccio per qualche istante prima di andare a dormire solo come un cane.

Prima del profondo sonno rifletto e penso alla mia vita. a quello che sono e quello che non sono, a quello che vorrei essere e quello che non sarò mai, a questa rottura esistenziale fra la realtà e il desiderio di potenza e realizzazione. Penso a Matteo Renzi e Marco Travaglio e alla loro figaggine ingiustificata, al nichilismo di noi giovani tipo Fassina e Galimberti. Penso che questo post non abbia il minimo senso e che non vi dovrebbe interessare, ma sfortunatamente per voi ve ne accorgerete solo alla fine e io vi avrò gabbato un'altra volta mentre mi gongolo delle mie quarantasette visite giornaliere - una bella cifra se pensate che i Re di Roma sono stati sette.

E comunque un blog, un contenitore che aspira a essere virale deve riempirsi anche di scemenze, per non prendersi troppo sul serio, per evitare l'autoreferenza intrinseca nel parlare di noi stessi come se realmente contassimo qualcosa. Non contiamo nulla, siamo solo invisibili punti neri antropomorfi persi per sempre nello spazio cosmico delle coincidenze... Serendipity


Questo sono io quando scrivo


Sono io dopo che un pischello mi ha portato ha spasso col guinzaglio per un campetto da calcio




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