giovedì 30 gennaio 2014

Il Femminismo dei Maschilisti: istruzioni per l'uso

C'è un luogo, dentro il non luogo internet, che si chiama leoniblog e che sorprendentemente è un blog dove ci scrivono dei tizi il cui scopo nella vita è "promuovere e diffondere gli ideali del mercato e della libertà di scambio" - se volete che vada avanti dovete promettere di non ridere.

Si ospitano interventi di vario tipo e genere, da Oscar Giannino per il quale non occorrono presentazioni a Ugo Arrigo, noto docente dell'Università degli Studi di Milano-Bicocca, quasi sempre incentrati sull'approfondimento delle proposte legislative in materia economica che vengono discusse dal brutto-inefficiente-incapace-statalista Parlamento del bel paese.

In data 27 gennaio vi trovo un post che sin dal titolo capisco avere le potenzialità esplosive che solo la risata sa regalare: Quote rosa nelle liste elettorali?Il fine è giusto, il mezzo no. A firma di Giacomo Lev Mannheimer che se non sapete pronunciarne il cognome fa lo stesso, tanto non è il cognome quello che conta.

Si potrebbero muovere obiezioni sin dal titolo fregandosene del contenuto dell'articolo cominciando con un'infinita serie di parodie:
Legge contro la segregazione razziale? Il fine è giusto, il mezzo no.
Parcheggi per diversamente abili? Il fine è giusto, il mezzo no.
Leggere Machiavelli? Il fine è giusto, l'inizio fa schifo.
Abolire la schiavitù? Il fine è giusto ma poi chi porta i palloni della nike al campetto?

Quello che Jack Mannheimer sostiene, con qualche virulento passaggio di prosa incandescente, è in conclusione il solito motivetto da Bar Sport, tanto caro ai reazionari di ogni epoca: non si può imporre la presenza femminile nelle istituzioni ad ogni costo perché questo meccanismo violerebbe i principi della meritocrazia.
E ancora: la Costituzione già prevede a monte la possibilità di accedere a cariche elettive indipendentemente dalla propria appartenenza di genere.
Tutto vero, un peccato che i nostri amici noti fan del pragmatismo non si rendano conto (per incapacità o malafede) che la realtà dei fatti ci si pulisce il culo con la carta dei dettami costituzionali, come ogni giorno ci dimostra.
Non è ancora evidente che la Costituzione è e resta un disegno propositivo verso il quale tendere e non certamente l'analisi descrittiva della realtà italiana, oggi come anche nel 1948?
Non è evidente che i "padri costituenti" hanno lasciato in eredità il potere al Parlamento di agire conformemente ai principi, per correggerli, migliorarli, applicarli ove necessario come ad esempio nel caso della situazione femminile dentro i luoghi della rappresentanza?

Perché se questo non è chiaro allora la discussione è chiusa, i ciechi continueranno a non vedere sostenendo che il mondo è tutto nero e i normo vedenti potranno continuare a chiacchierare a vanvera di pari opportunità lasciando la realtà inalterata.

Mannheimer rincara la dose: "come spesso accade la politica tenta di risolvere un problema culturale con strumenti normativi" Aggio capito femmena?
Nonostante l'apparenza, questa frase non significa un beneamato cazzo - perdonate il latinismo: un conto è sostenere che la politica debba agire sul doppio fronte legge-cultura (che peraltro non sono in eterna contraddizione come il Beccaria de noartri vorrebbe insinuare), un altro è pensare che la politica debba completamente abdicare alle possibilità normative in nome di una presunta "educazione" che di liberale ha veramente poco.
Anche gli omicidi di mafia sono un problema culturale perché non lo risolviamo abolendo l'intera legislazione sull'omicidio ed educando le masse ai comandamenti evangelici? Che ne dite, vi pare un'idea o vi pare una stronzata?

Ma non finisce qui: "anzi dietro quella patina di giustizia e buon senso che evocano termini come "uguaglianza" e "pari opportunità", si cela il perseguimento di fini giusti con mezzi sbagliati: un classico del femminismo contemporaneo".
A parte che citare i "classici del femminismo contemporaneo" senza fare esempi di sorta è un'antica maniera per sembrare molto più brillanti di quello che si è: un classico del fancazzismo intellettualoide contemporaneo.
Dopo di che si può tranquillamente discutere su come alcune istanze femministe non siano state portate avanti nella maniera più corretta: con il senno di poi - nel quale tutti sono fenomeni a cimentarsi - la legge Merlin del '58 che aboliva la regolamentazione della prostituzione ha provocato più danni che vantaggi, perché purtroppo il proibizionismo è quasi sempre fallimentare e finisce con alimentare mercati neri, delle merci come dei corpi.

Ma d'altra parte le rivendicazioni politiche che hanno portato negli anni '70 al referendum sull'aborto sono riuscite appieno nei loro intenti, sebbene qualche simpatico obiettore di coscienza ciellino si diletti ancora oggi nel negare un trattamento previsto dalla legge - che a Dio piaccia o non piaccia.

In ultimo luogo trovo sempre più disgustoso che debbano essere gli uomini (nel senso di genere maschile) a stabilire quali sono i limiti o i pregi del "femminismo", che come anche Mannheimer potrebbe intuire da una semplice analisi semantica del termine, si contrappone al "maschilismo" dilagante sui diversi strati della società, fatta tara di alcune meritevoli eccezioni, generalmente portate su un palmo di mano a dimostrazione che lo strapotere maschile è un'invenzione.
Un esempio? L'ormai arcinota direttrice del carcere di Bollate, come se avere una donna nell'amministrazione carceraria dimostri che tutte le altre possono tranquillamente accedere a cariche di potere, lo specchietto per le allodole per gli atleti olimpionici del salto logico triplo con l'asta a mezz'aria e sventolante, simbolo di una Fallocrazia impotente.

Caro Giacomo - ti do del tu pur sapendo che nei piani alti dell'intelletto questo è più che uno sgarbo - spetta alle donne rivendicare i propri diritti! Ti è sufficientemente chiaro questo astruso concetto?
Come spettava (e spetta ancora oggi) agli afroamericani rivendicare i loro, tuttalpiù con il nostro appoggio incondizionato, mai con la nostra paternità totalizzante.
Il maschio bianco ariano  privilegiato sin da quando era in fasce può anche insistere con la storia che i negri sono degli spacciatori inadatti alle mansioni civili o che le donne rivendicando le pari opportunità (che si raggiungono con il conflitto, non con il gonnellino e i modi da massaia servizievole prostrata in segno di sottomissione paritaria) stiano a loro volta segregando in una nuova condizione di inferiorità gli uomini (avevate promesso di non ridere ricordate?).

Possiamo andare avanti a sgallinare per decenni su come il privilegio in lista comporti gravi danni alla, famosa nel mondo, meritocrazia italiana - quella che per esempio ostacola la carriera femminile in tutti i modi nonostante gli indicatori di cui disponiamo sull'abbandono scolastico e il livello di istruzione (che non sono assoluti ma entro ovvi limiti sono obbiettivi) rivelino una realtà diversa da quella presente nella testa dei maschilisti inconsapevoli, per inciso, i peggiori che possano esistere perché ignorano di ignorare.

Osserviamo l'ultimo passaggio e abbandoniamoci a un fragoroso rutto di approvazione: "Paradossalmente, le discriminazioni nascono proprio dai tentativi di tutelare determinate categorie sociali [...] Perché altrimenti esigo che nelle liste elettorali vengano rappresentati anche il 2% di musulmani, 2,4% di omosessuali, il 4,8% di disabili italiani. E chi più ne ha più ne metta. Si tratta di categorie persino più deboli di quella femminile: come mai nessuno propone loro quote riservate?

Dunque qui siamo in pieno delirio da assunzione di sostanze stupefacenti e "mano invisibile" che scrive al posto del soggetto, invece di masturbarsi con vigore come ogni mano dovrebbe fare nel pieno rispetto delle proprie funzioni.
Avete capito bene: le discriminazioni nascono dalle non discriminazioni; qui secondo me c'è terreno fertile per una rinascita nazional-socialista al grido di "Giudei e Froci in realtà voi lo volete il campo di sterminio, solo che ancora non lo sapete!". Non servono ulteriori commenti, rovinerei la tastiera con la bava.

Dopo di che se qualcuno volesse presentare emendamenti all'Italicum, per riservare posizioni nelle liste elettorali alle categorie che con tanto fervore il nostro scrittoruncolo da strapazzo elenca, troverebbe nel sottoscritto una bella porta aperta da sfondare del tutto.

Quello che Jack non vi dice è che i presunti partiti liberali della nostra sana nazione in realtà di liberale non hanno mai avuto un cazzo di niente, visto che per decenni hanno stretto alleanze con qualunque forma di vita umana cattolica pur di avere un ministro dentro gli esecutivi pentapartitici di qualche annetto fa.
Per non parlare dei piccoli scambi di favori durante il ventennio Mussoliniano.
Per non aggiungere le manine tremolanti del duro e puro Pannella che di tanto in tanto soccorrevano il leader dell'altro ventennio, Silvio Magnum double chocolate.
Per non finire con quella farsa di "Fare, per fermare il declinare, senza avere e solo amare" con il quale collezionare la più grande figura di merda nella storia delle figure di merda.

Quindi ben vengano proposte di apertura in questo senso, se ne hanno, da parte di chi per decenni ha oscurato il dibattito tradendo in primo luogo la radice etimologica del proprio schieramento.

Proposte che magari non debbano fare confusione fra le diverse categorie umane - lo dico così sotto voce - visto che come noto una donna può anche essere musulmana, disabile o lesbica, e non ci sarebbero problemi se anche fosse tutte e tre le cose contemporaneamente. Del resto anche un uomo può essere musulmano, disabile o omosessuale.
L'unico problema è che una donna non può mai essere anche un uomo con buona pace delle violazioni del principio di identità, sulle quali prolificano presunti fighetti giovanili del sapere nostrano.

Quando si decide di spaccare il mondo con il proprio innovativo pensiero riformista su qualche blog da quattro soldi, forse vale la pena di conoscere la differenza che intercorre fra il genere sessuale e l'orientamento sessuale, fra l'etnia e le scelte religiose.

Per quanto mi riguarda un uomo ha il pieno diritto di protestare se vede venire meno i privilegi della sua dolce metà -  la società patriarcale nella cui melma sguazziamo a occhio e croce da qualche secolo - ma vi prego evitiamo l'ipocrisia di andare a spiegare alle sottomesse come ci si emancipa dalla sottomissione di cui siamo responsabili e lasciamo che siano loro a trovare una via di genere all'emancipazione.

Come non spettava allo schiavista iscriversi ad Amnesty International così non spetta al maschio elaborare feroci teorie pro-femminismo - un atteggiamento del genere ha un solo ed unico nome: presa per il culo.

I privilegiati si occupino dei privilegiati, a cominciare dai propri padri che navigano in cattive acque: il caro Mannheimer più che occuparsi dei problemi legislativi dell'Italia si preoccupi dei problemi legali del paparino; so che è sgradevole questa frase, ma tutti i giorni sono costretto a leggerne di altrettanto sgradevoli - forse peggiori - che non suscitano la minima vergogna dei loro autori, quindi non mi chiamo più fuori dalla bagarre delle opinioni disgustose ma decido di nuotarci dentro a stile libero, come tanti altri pesci e crostacei fanno da tempo.

Quindi il mio appello alle donne è: fate un po' come cazzo vi pare e non cercate sponde su di noi, non fidatevi di noi, perché volenti o nolenti, quando si parla dei vostri diritti siamo in conflitto d'interessi, altra entità che sfugge alla comprensione del giurista Mannheimer.

E per fortuna che tutti questi sono dei liberali; mi sa che hanno confuso il concetto di libertà di parola con il più miserrimo "dire tutto ciò che mi pare senza che questo abbia alcuna coerenza con il mondo che mi circonda".

Parole al vento, che verranno sbranate nel dimenticatoio - ma solo a quel punto non m'incazzerò più.


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