lunedì 24 febbraio 2014

Tutte le donne del presidente Renzi sono delle fighe fighissime

Perdonami, ma amo troppo Don Matteo
Sul Sole 24 Ore online esce questo grazioso pamphlet di moda a cura Chiara Beghelli dal titolo Pragmatismo, sobrietà e colori "giovani": come le ministre di Renzi hanno tradotto negli abiti lo stile del premier.

Pare che la scelta iniziale a cura dei titolisti del quotidiano della Confindustria fosse stata "Elogio dell'inutilità: come fingere di essere una giornalista avendo studiato alla Marangoni".


Come intuibile il pezzo è tutto centrato sullo stile e la moda delle neo ministre dentro l'esecutivo più femminile nella storia della Repubblica; si comincia con un avvertimento che puzza di incompetenza:

"Certo un giuramento solenne da ministro sulla Costituzione Italiana non è esattamente l'occasione migliore per una donna per sfoggiare i pezzi più arditi del proprio guardaroba. Grigio, blu, nero, cioè il tricolore dell'istituzionalità"


E come cazzo dovrebbe vestirsi una donna che giura sulla Costituzione davanti al Presidente della Repubblica secondo questa esperta di cromatografia? Non certo come l'incrocio ottenuto per manipolazione genetica di Lella Costa e Miley Cyrus!


Oltretutto è piuttosto sgradevole dover assistere sulla stampa a caratteri immobili italiana a questi terribili sfoggi di cultura fashion week, ogni qual volta una donna acceda a cariche istituzionali prestigiose; non mi pare si usi lo stesso trattamento preferenziale made in Vogue quando è un uomo ad acquisire un ruolo di rilevanza nella vita pubblica.


E questo è solo l'inizio: procedendo con la lettura l'articolo sfora il limite del ridicolo, targhe alterne fra maschilismo e una mezza propaganda in salsa Costume&Società. Per esempio quando la Beghelli scrive che: 


"Le otto ministre sembrano aver tradotto lo stile politico del loro premier nel loro stile di vestire: per esempio, sfoggiando pochissimi gioielli, se non nessuno, scelta dettata dall'occasione ma anche dalla sobrietà che la congiuntura storica detta e da un certo pragmatismo leopoldiano, per il quale forse anche un anello, impigliandosi in una calza, potrebbe sottrarre tempo prezioso alle riforme."

Hanno tradotto lo stile politico del premier (che ricordiamo in Italia non esiste perché esiste il Presidente del Consiglio dei Ministri) come noto incentrato sulla ricerca spasmodica della "sobrietà": un po' come quella volta che Matteo Renzi citò Osca Wilde da un camper in corsa lungo l'Autostrada del Sole urlando a squarciagola dentro un megafono - nessun esempio di sobrietà è mai stato più calzante.


Poi viene presentata questa simpatica scenetta stilizzata dentro la quale le ministre sono impegnate ad amputarsi dal corpo qualunque oggetto o impedimento che potrebbe rallentarne la corsa suicida verso le Riforme, parola che è ormai è assurta alla sfera dell'agire mistico; 


"porca puttana un anello mi si è incastrato nella trenta denari, come farò adesso a modificare la legislazione vigente in materia di cuneo fiscale?".


La giornalista presenta il piano per le riforme un po' come noi ci potremmo immaginare i nostri appuntamenti a sfondo sessuale: se sono convinto di scopare allora indosso i miei boxer gonfia-pacco oppure se ho deciso in anticipo che questa sera potrei dargliela, meglio indossare un reggiseno facile da slacciare per non metterlo troppo in difficoltà; il tenore del dibattito odierno, che ci crediate o meno, è questo.


Anche il trucco secondo la Beghelli deve essere "assente o appena accennato, da donne contemporanee che lavorano, si piacciono così come sono e non hanno poi troppo tempo da passare davanti alla toilette".

Vi giuro, vorrei veramente conoscere il tizio o i tizi che hanno il coraggio di approvare dentro una redazione una porcata di questo genere.

Avete capito donne truccate fancazziste che non siete altro?
Quante ore passate al giorno davanti allo specchio interrogandovi su chi sia la più bella del reame? Non avete scampo perché arriverà il momento in cui Biancaneve Boschi occuperà il dicastero per le Riforme e i Rapporti con il Parlamento e a quel punto voi emergerete per quello che siete: quattro sgualdrine inette che pretendono egoisticamente di poter piacere a qualche ragazzo mentre le "vere donne" sbraitano la loro furia contro l'eyeliner ed il mascara - sopratutto se introdotti per via orale.

Potrei fermarmi qui e farmi una grossa grassa risata ai danni della Beghelli e delle sue porcate modaiole di basso rango, pubblicate sulla prima pagina online del più importante quotidiano economico-finanziario italiano cioè, vorrei esser particolarmente chiaro su questo punto: Il sole 24 ore sebbene stia miseramente fallendo per la totale incapacità di produrre articoli degni di nota, resta la principale testata economica del paese e, invece che indirizzare le energie dei propri redattori nel cercare di comprendere quali possano essere le soluzioni efficaci per uscire da una crisi economica disastrosa, pensa bene di dedicare la bellezza di 3000 battute ai gusti in materia di lingerie della più che sconosciuta Marianna Madia.


Non gli passa nemmeno per la testa che sarebbe interessante conoscere i dettagli attuativi del Jobs Act che non siano riassumibili in un aforisma di Fabio Volo, pensano sia meglio concentrarsi sulle funzioni dei gioielli - non tutti per carità - perché come scrive la giornalista: "ammesse tuttavia le perle, il gioiello più classico, rassicurante e meno spavaldo che ci sia, soprattutto se del diametro adeguato, meglio se sanno di cofanetto della nonna e/o di regalo di laurea.


Io vorrei evitare di essere maschilista in questi casi, ma hai mai pensato di prendere un cazzo del "diametro adeguato" per sedare le tue pulsioni gossippare e sopratutto, a proposito di laurea, sfugge ai molti lettori quale possa essere la tua.



Le magnifiche otto
Per non parlare della piccola agiografia dalla quale viene investita, come un fiume di stronzate in piena, la moglie di Matteo - Agnese Renzi - colpevole di essere salita nell'auto che l'avrebbe portata al Quirinale con i tre figli vestiti tricolore "indossando un completo grigio molto minimal ed elegante, appena arricchito da una spilla, forse firmato Ermanno Scervino, stilista toscano molto vicino ai coniugi Renzi. Una scelta anch'essa pragmatica come nello stile del marito, un vestito che certamente le rivedremo indossare, perché se ricicla i look la futura regina d'Inghilterra - cioè Kate Middleton - non si capisce perché non dovrebbe farlo Agnese Renzi, insegnante precaria, mamma e moglie del primo ministro italiano. Che alla bisogna, però, sfoggia gambe velatissime da 10 e lode".

Ancora mi sfugge - fatta tara degli incesti - come possa una donna essere "mamma" e contemporaneamente "moglie" del primo ministro italiano. Sigmund aiutami tu, che tanto hai studiato il fenomeno di Agnese Renzi prima ancora che si presentasse sulla superficie terrestre.

E soprattutto - aggiunge la Beghelli -  perché quella zoccola della Kate Middleton si ostina a vestirsi con gli stessi completi?
Che esempio dà alle donne che ogni giorno devono lottare con proprio il marito prestatore in ultima istanza per potersi comprare un vestito nuovo?
Sono o non sono questi problemi delle minchiate di natura cosmica?

Agnese sappilo: hai delle gambe da 10 e lode e tienile belle in forma perché prima o poi ti serviranno per scappare oltreconfine  piuttosto in fretta; a quel punto non ci sarà tempo per vestire i tuoi bambini come un tifoso ubriaco a San Siro, eppure stai tranquilla, potrai sempre chiedere asilo politico al noto Ermanno Scervino - ammesso che questa persona esista realmente e non sia il frutto delle allucinazioni schizofreniche di qualche scrittoruncola da strapazzo fallita in attesa di pensionamento anticipato.

Azzarderei qualche tenera analisi sulla concezione delle donne in questo paese di santi, poeti e navigatori se non mi venisse da ridere: il fatto che qualcuno - anche solo uno/a - possa pensare che il giudizio su un ministro o ministra che sia possa dipendere dal cappio di pietre preziose attaccate al collo, in tutta sincerità mi disgusta.

Io, e spero anche l'elettore medio della penisola, me ne batto altamente i coglioni del fatto che la Lorenzin sia vestita "color carta da zucchero" o che la scollatura della Pinotti "dia ancora più slancio alla sua figura".
Se ho voglia di rimorchiare vado in qualche locale non vado a Palazzo Chigi e ho la netta impressione che questa differenza non sia ancora chiara alle strimpellatrici di penna che alimentano un maschilismo sotterraneo, estremamente pericoloso, perché largamente diffuso.

Per sapere che il governo Renzi, e la descrizione che suoi cantori ne avrebbero fatto, sarebbe stata la versione politicamente impegnata de "Il diavolo veste Prada", sinceramente non c'era bisogno della sfera di cristallo né di capacità da cartomante fuori dalla norma: bastava leggere le loro interviste una volta la mese e il futuro sarebbe apparso piuttosto chiaro.

Un futuro dove alla sostanza si contrappone in tutto e per tutto la forma - peraltro nella sua declinazione più becera e irrilevante, quella del costume e della comunicazione spiccia.

Solo per chiarezza: non sto affatto dicendo che la ministra, o il ministro, o il vassallo o il doge del nuovo governo Renzi debbano disinteressarsi ai loro vestiti e alle loro modalità comunicative; sarebbe chiedere troppo, oltre che impossibile.

Sto dicendo che non ce ne fotte assolutamente nulla di quale paio di pantaloni indossi un Ministro del Lavoro, almeno fino a quando non ha mollato nemmeno una sillaba sulle prospettive future della nazione.

Riviste come "Chi" o come "Cioè" o come "Sorrisi&Canzoni" hanno tutto il diritto di interessarsi ai look dei ministri e dei sottosegretari - è il loro mestiere.
Ma quando comincia a farlo Il Sole 24 ore (o Repubblica, perché anche questi altri geni hanno ben pensato di dedicare un  pezzo all'argomento) allora significa una cosa sola: siamo spacciati, completamente spacciati.

Siamo fottuti nel senso più brutale di questo termine e quando la realtà verrà a presentarci il conto non basterà uno sguardo addolcito dal trucco o un décolleté provocante.



   

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