lunedì 23 dicembre 2013

Il Milan è una squadra di merda?

Me lo domando da rossonero, uno di quelli che da qualche tempo a questa parte hanno smesso di "seguire il calcio", un po' perché ci siamo accorti solo adesso che Berlusca&family governano il Diavolo, un po' perché è ufficialmente una squadra di merda - e con questo rispondo alla domanda retorica del titolo.

Tanto per chiarezza, non sono affatto o non stato uno di quei tifosi della domenica che nulla sanno degli acquisti estivi, dei moduli, dei preparatori atletici di Milanello, di Via Turati, del glorioso passato o quant'altro.

A casa ho più VHS che ritraggono Van Basten mentre umilia il mondo in rovesciata che mutande bianche, possiedo tutte le sciarpe porta fortuna che un uomo di curva posso desiderare - quella di Barcellona, quella di Atene, quella di Manchester, quella di Atene ancora, in cima all'Olimpo -, la mia playlist di youtube prevede al primo posto Pippo Inzaghi che insacca quel magico pallonetto nel 2003 con Piccinini che ti urla nelle orecchie manco fosse sul tuo divano strafatto. E non me ne frega un cazzo se il gol in realtà è di Tomasson.

Però ieri sera mi sono profondamente interrogato sulla mia fede, non per opportunismo, ma per profonda autocoscienza spirituale.

Abbiamo perso l'ennesimo derby degli ultimi anni, ormai ho smesso di contarli, prendendo gol al quarantesimo minuto del secondo tempo da un tizio che al massimo nella vita avrebbe potuto fare il gerarca peronista e si trova seconda punta di quelle merde nerazzurre che infettano la città che amiamo.
Però vincono.

Porco Dio Palacio. Lo ripeto per chi non avesse capito: Porco Dio Rodrigo Palacio.
Uno che ha il codino solo perché a vent'anni hanno smesso di crescergli i capelli sul resto del cranio, mica come Roby Baggio - quello del Milan ovviamente, mica quel mercenario che ha calcato indenne i palchi di Vicenza, Firenze, Torino, Milano (sponda merde), Bologna e Brescia, prima di essere salutato con il degno addio al campione che solo la Sud di San Siro sa tributare.

Io odio gli argentini, sono dei cafoni che vincono i mondiali con i tocchi di mano e non avvisano l'arbitro di questa irregolarità, non hanno mai capito che l'importante è partecipare.

Ma torniamo a noi e alle nostre amenità che hanno nome Zapata, Muntari e Matri.
Non sto chiedendo di avere una formazione in stile globe trotters che preveda una sorta di corazzata nucleare tipo: Albertosi, Baresi, Nesta, Maldini, Galli, Ancelotti, Rivera, Boban, Savicevic dietro alle due punte Van Basten e Altafini; e una panchina degna di sedersi al Meazza: Costacurta, Weah, Sheva, Albertini, Gullit, Seedorf e Allah.

Sto solo dicendo che se le mie speranze di vittoria sono in mano ai piedi cingalesi di Costant allora preferisco essere stuprato a sangue dalla Fornero in veste di Ministro per l'Amore Eterno.

Dico che Allegri di allegro non c'ha un cazzo e ogni volta che lo vedo parlucchiare in livornese a bordo campo con Tassotti  mi tocco i coglioni perché è come se la stesse mandando a me e a tutta la mia famiglia.

Poi certo queste sono le lamentele del giorno dopo, quando è tutto più facile e chiunque si sente commissario tecnico della nazionale, perché l'Italia è un paese di allenatori, di gente che non sa fare e dunque insegna, solo perché non siamo in grado di accettare che nello sport come nella vita si possa anche perdere.

A parte che il derby NON si può perdere MAI checché ve ne dica la vostra mamma dai buoni sentimenti per la quale questo "è solo un gioco" - perché ciò significa essere soggetti alla gogna pubblica per almeno sei mesi, fino al derby successivo.

In secondo luogo è vero, si può anche perdere, ma con quella che un tempo chiamavamo la dignità: avete presente i discorsi di Russel Crowe oppure i monologhi di Al Pacino, le potenti arringhe di Mel Gibson?

Concordano tutte su una cosa: si vince da uomini e si perde da uomini, anche se siamo destinati alla sconfitta combatteremo lo stesso fino all'ultima goccia di sangue. Insomma un mix fra l'Iliade, He Got Game e il padre maschilista pieno di donne che non abbiamo mai avuto.

Non si può vedere un gigante nero super dotato al quale la natura ha regalato un fisico da eroe dei fumetti cadere a terra sul manto erboso dopo un leggera palpata di culo da parte del terzino avversario, che sbraita e invoca il complotto universale ai suoi danni.
Caro il mio Mario Balotelli dovresti restare in piedi se anche ti prendessero a sassate con le catapulte, sei stato programma e messo al mondo per questo, non voglio sentire scuse.

Fa una certa tristezza vedere un ex fenomeno brasiliano annaspare dietro al pallone - fino a qualche anno fa quando Kakà correva in fascia si sentiva solo il suono "bip bip" e il solco lasciato dai tacchetti raggiungeva il centro della Terra, facendo esplodere la Scala del calcio a suon di boati.

Muntari può battersi il pugno sul cuore quante volte vuole nella speranza che quest'ultimo un giorno si fermi per sempre, ma in campo ci voglio dei giocatori-leoni non dei leoni-incazzosi per i quali qualunque illecito di gioco è un pretesto per far rimanere la propria squadra in dieci uomini. Si chiama intelligenza calcistica e come tutte le forme di intelligenza non la si può insegnare al primo passante; di solito o ce l'hai o ti chiami Muntari.

Poi in questi giorni gira il motivetto del Dna europeo dei rossoneri, solo perché siamo l'ultima squadra rimasta in Champions fra le italiane - comunque non durerà parecchio come ogni scommettitore che si rispetti sa perfettamente.

In più vale la pena di ricordare come ci siamo rimasti, perché dalla Storia si può sempre imparare: accediamo agli ottavi della manifestazione europea più importante perché qualche settimana addietro ad Amsterdam abbiamo pareggiato 1-1 con l'Ajax, al novantaquattresimo, con un rigore su Balotelli che definire inventato non rende giustizia alla Fantasia del direttore di gara.

Insomma sono lontani i bei tempi della nostra infanzia quando eravamo gli "imbattibili" che ora suono come un'espressione latina lontana nei secoli.

Adesso siamo di sinistra anche nel calcio, nel senso che perdiamo sempre, che ogni partita è un terno al lotto - finalmente coerenti con la nostra ideologia suprema.

Per rispondere definitivamente al quesito iniziale, si, la risposta è si, siamo una squadraccia di aratri incapaci e lo saremo ancora per parecchio tempo.

Noi siamo una squadra di merda per contingenza storica, tutte le altre per ontologia - fuori dal tempo e dallo spazio.






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