venerdì 28 febbraio 2014

Il razzismo all'italiana

"Il problema di questo paese è antropologico, prima che economico. E cercare cause e vincoli esterni è la via breve per non guardare in faccia la realtà".

Questa è la chiusa ad effetto del post intitolato "Agenti ostruenti esterni" pubblicato da Mario Seminerio (economista e analista dei mercati finanziari oltre che blogger di successo) su Phastidio.net, con tanto di sparata retorica conclusiva volta ad assumere il ruolo di detentore in ultima istanza di una verità inaccessibile ai più (la famigerata "realtà" da guardare bene dritta in faccia); è un artificio legittimo, quasi indispensabile per ogni polemista che si rispetti, ma pur sempre un artificio e questo è giusto saperlo visto che, come noto anche ai vari prestigiatori della lingua che imbrattano il mondo con l'inchiostro digitale di cui dispongono, in democrazia non esiste nessuna "Realtà", al massimo un numero piuttosto elevato di "Realtà", fra le quali spiccano anche quelle che ricercano spasmodicamente e con insuccesso le "cause e i vincoli esterni".

Ma l'elemento ancora più inquietante - e qui giungiamo al tema chiave del "razzismo all'italiana" - è l'incipit del pensierino Baci Perugina di Seminerio: "il problema di questo paese è antropologico, prima che economico".

Come al solito, nonostante le parvenze di validità e complessità, queste frasi significano niente più di un beneamato [...completate pure la frase a piacimento...]; i "problemi antropologici" - come li chiama il nostro Levi Strauss-Kahn imphastidito -  tuttalpiù riguardano le incomprensibili ragioni per cui possediamo due gambe o due braccia, ci sposiamo fra sessi differenti o meno, nominiamo il nostro trisavolo con gli stessi termini con cui indichiamo il sole o la barbabietola e non certo le ragioni per cui desideriamo o non desideriamo accedere ai fondi comunitari per la coesione e l'agricoltura - che poi era l'argomento del post di Seminerio riprendendo un editoriale del Sole 24 Ore a firma di Roberto Perotti, uno dei tanti microfoni colti di noisefromBocconi che affollano le cattedre universitarie italiane.

Certo questo sarebbe chiaro ad un laureando in triennale che avesse sostenuto con successo un esame da sei crediti in Elementi Base di Antropologia Culturale, ma evidentemente sfugge alle potenti menti di Viale Bligny, tutte riverse goffamente sulla tastiera del loro computer, nell'appagante tentativo di dimostrare l'inferiorità del popolo italico rispetto a qualche razza superiore accampata sulle scogliere dei mari del nord.

Che un economista dica che la nostra crisi economica non è una crisi economica ma una crisi antropologica, permettetemi, è cosa che rende il mondo un posto più divertente sul quale dimorare in attesa di trapasso verso lidi celesti.

Oltretutto è una palese baggianata: sostenere che il problema del paese è antropologico, tutto sommato, non è diverso dal dire assurdità al bar in stile "gli italiani sono tutti ladri o evasori o corrotti" e altre amenità con le quali riempirsi la bocca e cagare dal culo senza necessariamente passare per lo stomaco.

Se fosse così semplice - perché di semplicità e banalità si tratta anche se ammantate da un velo di intellettualismo - sarebbe sufficiente sopprimere gli italiani tutti, inclusi amorevoli corsivisti del web che non si capisce bene a quale etnia appartengano, per risollevare le sorti di un'Europa che ci percepisce come un peso e che senza di noi volerebbe ad ali spiegate verso l'Eden.

Se c'è una cosa più fastidiosa del razzismo e dei suoi stereotipi è l'auto razzismo con i propri, anche perché spesso conduce a soddisfare le proprie voglie a colpi di odio per il diverso e lo straniero, quand'anche ritenuto ufficialmente "migliore di noi".

Gli italiani così "antropologicamente problematici" - se anche fosse vero - non sono comparsi l'altro ieri sulle terre emerse della penisola, eppure non si capisce perché la crisi economica abbia delle vere e proprie date di imballaggio sul retro, sebbene queste siano fortemente interrelate (aggiungerei ovviamente) con i decorsi storici nostrani e di altri paesi nei decenni scorsi.

Non si capisce nemmeno per quali ragioni, seppur con modalità e tenori differenti, essa colpisca o abbia colpito popoli geneticamente superiori al nostro, fatto di cui Seminerio è certamente a conoscenza visto che negli anni ha dedicato un numero improponibile di articoli alla situazione spagnola, tedesca, britannica, francese, statunitense e incursioni mirate nella vita pubblica di popoli - quali quello argentino - che di frequente equipara per cialtroneria al nostro, mostrando una volta di più l'amore per la tolleranza, l'autodeterminazione e tutte quelle fenomenali espressioni contenute nei liberalissimi trattati internazionali, da un po' di tempo a questa parte buoni quasi esclusivamente per le attività igieniche che si svolgono presso i cessi del pianeta.

Fa sorridere che quando anni or sono i sinistroidi e strenui difensori dello stato sociale (fra i quali mi annovero in tutto e per tutto) parlavano di tematiche quali l'evasione fiscale o la corruzione come di un problema antropologico, gli uomini colti che tutto avevano già capito con diverse ore di anticipo, irridevano questi atteggiamenti tacciandoli di moralismo e affermando con vigore che l'evasione in Italia era un fenomeno di "sussistenza" o di "sopravvivenza" - ultima arma per difendersi da uno stato rapace e vampiro che voleva spremere a tutti i costi le "tasche" degli imprenditori.

Adesso, in mancanza di alternative, tirano fuori dal cilindro le stesse argomentazioni che condannavano fino all'altro ieri, in un carpiato ideologico che non ha precedenti nella storia dei tuffi olimpionici, per giustificare problemi esistenti (molti e variegati) che proprio nulla hanno di "antropologico", "genetico", "innato", ma che piuttosto hanno a che fare con le scelte, consapevolmente o meno, compiute negli ultimi trent'anni.

Ma l'auto razzismo è consolatorio, sopratutto se declinato nella sua versione più becera, quella del "presenti e blogger esclusi".
Consolatorio perché non attribuisce colpe alle decisioni prese in passato ma piuttosto ad improbabili appartenenze di specie contro le quali non esiste rimedio essendo esse "naturali".
Un atteggiamento ai limiti del nichilismo politico, humus del dibattito dal quale possono emergere solo singolarmente figure liberatorie e geniali, che come Cassandra vivranno nella gloria dei secoli senza essere mai ascoltate, perché troppo elevata ed alta è la loro voce per essere compresa dagli inetti membri abitanti del sottobosco.

Dunque che fare?

Assolutamente nulla! Continuare a leggere Seminerio e compari nella speranza di venire investiti prima o poi dall'illuminazione kantiana delle loro teste lampeggianti.

Fortunatamente internet è il "non luogo" più grande dell'universo, ci sono camere arredate per tutti, come quella di Seminerio con vista sullo oceano e, più modestamente, quella del sottoscritto con vista sullo sgabuzzino delle scope - sperando che questo non mi renda un essere antropologicamente inferiore.

C'è spazio proprio per tutti: i geni del ventunesimo secolo come anche gli idioti che hanno ancora da venire.

Va forse ricordato però, che per ogni genio che scrive un libretto ci sono miglia di idioti che lo acquistano: non sto dicendo di regalare a gratis captatio benevolentiae in cambio di gonfiate dichiarazione dei redditi, piuttosto di interrogarsi sui motivi che conducono migliaia di idioti a leggere proprio il "tuo" libro o il "tuo" blog.

Ai lettori l'ardua sentenza.

 




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