Vi avevo promesso lo scalpo di Andrea
Scanzi e dunque scalpo di Scanzi sia.
Nel naso intasato del digitale
extraterrestre italiano ho trovato una caccola fresca che non
aspettava altro di essere estratta a mani nude.
Trattasi di #Reputescion,
programma di gossip giornalistico condotto dal suddetto cowboy from
Arezzo.
Momento markettaro:
il programma va in onda da qualche mese il lunedì sera alle 22:00
sul La3 – canale 134 del digitale terrestre.
La3 è
quel canale che dopo un plebiscitario referendum sul web ha deciso di
autoproclamarsi “always
on, accessibile sempre e ovunque. È un canale show & share, con
un palinsesto social e tanti protagonisti del web”.
C'è
una cosa che ho imparato nella mia vita: se qualcuno tende ad
esprimersi attraverso l'inglese del Master Media &
Communication dell'Università
di San Pizzero il Cazzo o se parla come avesse appena ingoiato un
flyer del Reset, di solito, non ha nulla da dire.
Andiamo
ora ad analizzare i principali tratti somatici di #Reputescion
ed è per questa ragione che partiremo dal fondo schiena.
La Mission
Scanzi comincia le puntate esaltando il folto pubblico con un
annuncio che sa di sventura:
“Benvenuti a
Reputescion, l'unico programma che analizza scientificamente la
reputazione online. Tutti vogliono essere opinion leader, noi
scopriremo chi lo è veramente”.
Alla parola “scientificamente” – pronunciata da Scanzi con la
stessa pompa di Galileo davanti alla Congregazione del Santo Uffizio
– i numerosi newtoniani all'ascolto si vengono nelle braghe.
Se in studio fossero presenti dei guerriglieri ceceni si potrebbe
pacificamente spiegare a Scanzi che nulla è meno oggettivabile della
reputazione.
L'uomo sarà pur misura di tutte le cose ma resta ancora da stabilire
quale uomo.
La sentenza scanziana maxima “tutti vogliono essere opinion leader”
mostra una volta di più in atto il meccanismo d'indagine della
realtà fatto proprio dai fighetti under 40 che affollano le
redazioni del Bel Paese e suona più o meno così: io penso X; io
sono un uomo; tutti gli uomini pensano X.
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