mercoledì 30 luglio 2014

Dedicato a tutti i gufi rosiconi

Ora che le stime al rialzo della crescita economica italiana compiono un carpiato con tanto di avvitamento alla Cagnotto, per essere riviste al ribasso, è il momento migliore per tornare a parlare di gufi rosiconi - eccellente allegoria zoomorfa con la quale Matteo Renzi ha definito nel recente passato tutti coloro che timidamente chiedevano lumi sulle rivoluzionarie politiche economiche del talento toscano.
Ovviamente avevano ragione i pennuti, anche perché fra di loro non dimoravano solo No global antagonisti, ma laureandi in economia non diversamente encelafici, al contrario di quelli che da anni occupano militarmente la prima pagina del Corriere della Sera.
"Io non sono antagonista"

Il problema è che a forza di rosicare come castori, qualcuno ha esaurito il legno e sta cominciando a mordere la carne viva, con annesse emorragie e fiotti di sangue che non prendono la direzione sperata dalle aquile reali.
Si potrà obiettare che sempre di stime si tratta, che il Fmi negli ultimi sei anni non ha azzeccato nemmeno la pena di Stauss-Kahn, che "vogliamo numeri non parole" - tutte affermazioni valide anche quando si gridava al miracolo economico degli 80 euro, sebbene all'epoca vigesse un clima da redistribuzione (di cazzate s'intende) differente e chiunque si permettesse di nuotare contro corrente veniva bollato come salmone codardo e disfattista.
Gufo rosicone
Ci si appellerà alle solite formulette da stregoneria fabiofaziana, sul genere "i sogni son desideri" e le "stime non son consuntive", con aggiunta di code di rospo e malocchi scaccia-crisi.

La lezione che ne traiamo è di carattere ornitologico e automobilistico allo stesso tempo: i gufi tengono gli occhi aperti anche al buio, mentre per il paese vale la legge di Battisti - il più grande economista che abbia calpestato suolo italico - e recita così: "E guidare come un pazzo a fari spenti nella notte per vedere se poi è tanto difficile morire".
La risposta è ovviamente no.

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