lunedì 15 dicembre 2014

La notte che una sigaretta suicidò il Pinelli

Nella notte fra il 15 e il 16 dicembre di quarantacinque anni fa, moriva nel palazzo della Questura di Milano l'anarchico Giuseppe Pinelli, trattenuto da due giorni in via Fatebenefratelli per essere interrogato in merito all'ordigno esploso il 12 dicembre nella Banca Nazionale dell'Agricoltura in piazza Fontana.
Negli anni svariate versioni sulla morte del Pinelli sono state fornite dai funzionari di polizia, dalle inchieste giudiziarie e quelle giornalistiche. Tutte egualmente probabili.



Pinelli-Tabagista
Pinelli sta conversando amabilmente con gli agenti che lo tengono in custodia, com'era solito avvenire fra esponenti del movimentismo anarchico accusati ingiustamente di strage e personale delle forze dell'ordine alle prese con tre mesi di “autunno caldo”: il clima è rilassato, piacevole e il ferroviere chiede di poter fumare una sigaretta (l'ennesima) per coronare la serata conviviale venutasi a creare. La sigaretta gli viene offerta, Pinelli accende, inala avidamente il primo tiro, si avvicina al vetro della stanza con fare da magnate dell'immobiliare che osserva il suo impero, inarca il collo per godersi gli effetti psicotropi della nicotina e spalanca la portafinestra preoccupato dal fatto che la puzza di fumo possa infastidire gli altri.
Una folata di vento assassina irrompe nella stanza per portarsi via la Nazionale senza filtro di Pinelli, il quale – tabagista accanito – si lancia nel vuoto sprezzante delle conseguenze.
La drammatica morte del Pinelli ha costituito il movente per la nascita della Lega Italiana Contro il Fumo e l'episodio della sua caduta è stato citato in anni recenti dall'ex Ministro della Salute Girolamo Sirchia, per promuovere nel 2003 la legge che impediva di fumare nei locali pubblici al chiuso, “sopratutto quelli rialzati” si legge nel testo della legge pubblicato in Gazzetta Ufficiale.

Pinelli-Global warming
Quando gli inquirenti chiesero agli agenti presenti nella stanza dell'interrogatorio di Pinelli, perché la finestra fosse stata aperta quella notte, questi risposero che serviva a far circolare l'aria troppo calda di quella sera: il noto tepore tropicale meneghino che a dicembre, nel capoluogo lombardo, costituisce una piaga climatica senza precedenti, è dunque il responsabile di un efferato omicidio politico.
Meno magistrati e più climatologi.

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