giovedì 10 ottobre 2013

i barbari e l'esterofilia #2

Voliamo oggi nei cuori mittleuropei di voi piccioni viaggiatori che non avete una mazza da fare, se state leggendo. Se non state leggendo vuol dire che non vi sto offendendo.

Si va a Berlino Beppe, andiamo a Berlino, nell'ultimo periodo, vera e propria città di culto della giovane Europa, battesimo di fuoco per tutti gli aspiranti fuori sede mantenuti.

Per la verità credo che la moda di Berlino abbia a che fare con il naturale ciclo delle egemonie.
Nel secolo d'oro dell'impero romano noi eravamo l'attrattiva di tutta la civiltà occidentale, dopo il 1492 l'El Dorado erano le Americhe, poi Parigi capitale del XIX secolo, New York e l'American dream.
Oggi, quantomeno in Europa, la Germania gode di una fama senza precedenti – anche perchè sui precedenti tedeschi non è il caso di fare satira – e quindi raccoglie i frutti succosi del suo lavoro.

La cosa che più stupisce di questa fama è ciò che l'ha preceduta: fino a qualche anno fa la nazione tedesca passava nell'immaginario collettivo per essere una piana di merda senza attrattive naturali o artificiali che fossero.
Governata da un manipolo di freddi crucchi noiosi, ella era il crocevia di tutte le sfighe piovute in Europa negli ultimi sei secoli, dal protestantesimo, passando per il nazismo e arrivando a Micheal Schumacher. Aggiungeteci pure che fungeva da parete di polistirolo fra l'Unione Sovietica e la libertà – così era spiegato nel mio neutrale sussidiario delle elementari – e vi rendete conto che il turismo tedesco si poteva riassumere in una sola parola: Oktoberfest.

La situa è radicalmente cambiata e cerchiamo quindi oggi di capire perchè; senza pretendere che siate d'accordo con noi ma pretendendo che ci diate ragione.

BERLINO

La prima cosa che ti dicono gli avventurieri berlinesi è che il tedesco base s'impara dopo un solo mese di convivenza con gli autoctoni.
Il tedesco base, come lo chiamano loro, è quello che serve per leggere Thomas Mann senza tagliarsi le vene ad ogni paragrafo.
Insopportabile l'idea che tutte le altre lingue siano una concrezione della nostra a cui basta aggiungere un paio di desinenze biascicate: questo il concetto che cerco di farvi entrare in testa a randellate con scarsi risultati, dimostrando, una volta di più, che la violenza non serve a nulla.

Altro elemento centrale di ogni conversazione a tema Berlino è il kebab.
Perchè sai è in Germania che l'hanno inventato, ti dicono sbigottite le persone che hanno appena scoperto la comunità turca più grande del mondo che non sia quella della Turchia.
Ora, io sono un fanatico del kebab, un devoto, ma se dovessi scegliere fra mollare la mia ragazza, i miei amici, il mio lavoro per andare a ingurgitare giganteschi teller di carne tritata in mezzo ai topi, sono sicuro che saprei quali sono le priorità della vita. De gustibus non est disputandum, me ne rendo conto.

Terzo: Berlino, in realtà, è già da qualche decennio meta prediletta dai membri delle culture suburbane – punkabbestia su tutti.
In questa triste contemporaneità, che ha delegato la cultura suburbana ai nuovi fighetti d'occidente, gli hipsterabbestia, anche il fascino degli ex casermoni sovietici trasformati in ostelli viene stuprato malamente dallo sguardo preso male della nuova foto profilo.

Vi racconteranno di incredibili centri sociali dove non si fa politica – secondo tradizione – ma dove si balla fino alle tre del pomeriggio successivo. Loderanno gli effetti di sostanze stupefacenti “che da noi non si trovano perchè siamo troppo provinciali”, citando a cazzo qualche passaggio dei Paradisi Artificiali.

Se per caso siete interessati a visitare anche voi la capitale tedesca, non fate domande a chi c'è già stato su Berlino ovest – massima ingiuria.
Berlino ovest è così main stream che non ci va proprio nessuno, loro solo Berlino est – compagni di partito – dove si respira un'aria diversa, inclusa quella delle scorie nucleari.
A parte che Berlino non è più separata da un muro da ventiquattro anni, quindi la distinzione est-ovest ha la stessa valenza che avrebbe a Mantova – ma ovviamente si riferiscono alle differenze architettoniche.

C'è un modo, semplice ed efficace, di smascherare i veri appassionati dai modaioli dell'ultima ora, pronti a sparare alla madre pur di essere al passo con i tempi.
Chiedete sempre consigli su luoghi da visitare: escluse le stamberghe per tossici citate in precedenza, tenderanno a rispondervi con tono serio AlexanderPlatz, Museumsinsel ed il cimitero ebraico; proprio tre posticini originali per i quali era necessaria la loro urban exploring experience.
Come se vi dicessi il Duomo per Milano o Piazza San Marco per Venezia. Sti poveracci.

Sicuramente hanno bevuto dell'ottima birra bavarese (sorvolate sul fatto che non sono stati in Baviera) accompagnata allo stinco da un chilo di cui conoscono tutte le proprietà organolettiche ed i tempi di cottura – ma guarda un po' te che sorprese ci riserva la vita?

Rimpatriati dopo mesi a spese del babbo, passeranno le giornate singhiozzando che la loro città natale non è Berlino – concetto di una profondità avvilente per ogni essere logico – e programmando nuovi weekend al cardiopalma a base di musica elettronica che noi ci sogniamo.

Già, perchè a Berlino la musica è tutto, ulteriore ragione per riflettere sugli errori del passato, quando gli americani non l'hanno bombardata a sufficienza, dando modo all'elettronica di nascere e rovinarci l'esistenza.

“La musica è tutto” è poi una frase dal sapore neo-nazista, l'ho sempre saputo che mentre Hitler bruciava i libri, non stava ascoltando Wagner ma Skrillex.

E su queste note (per l'appunto) dolenti che mi tocca salutarvi perchè fra poco mi parte l'aereo per Berlino.

Auf Wiedersehen.


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