Si va a Berlino Beppe, andiamo a
Berlino, nell'ultimo periodo, vera e propria città di culto della
giovane Europa, battesimo di fuoco per tutti gli aspiranti fuori sede
mantenuti.
Per la verità credo che la moda di
Berlino abbia a che fare con il naturale ciclo delle egemonie.
Nel secolo d'oro dell'impero romano noi
eravamo l'attrattiva di tutta la civiltà occidentale, dopo il 1492
l'El Dorado erano le Americhe, poi Parigi capitale del XIX secolo,
New York e l'American dream.
Oggi, quantomeno in Europa, la Germania
gode di una fama senza precedenti – anche perchè sui precedenti
tedeschi non è il caso di fare satira – e quindi raccoglie i
frutti succosi del suo lavoro.
La cosa che più stupisce di questa
fama è ciò che l'ha preceduta: fino a qualche anno fa la nazione
tedesca passava nell'immaginario collettivo per essere una piana di
merda senza attrattive naturali o artificiali che fossero.
Governata da un manipolo di freddi
crucchi noiosi, ella era il crocevia di tutte le sfighe piovute in
Europa negli ultimi sei secoli, dal protestantesimo, passando per il
nazismo e arrivando a Micheal Schumacher. Aggiungeteci pure che
fungeva da parete di polistirolo fra l'Unione Sovietica e la libertà
– così era spiegato nel mio neutrale sussidiario delle elementari
– e vi rendete conto che il turismo tedesco si poteva riassumere in
una sola parola: Oktoberfest.
La situa è radicalmente cambiata e
cerchiamo quindi oggi di capire perchè; senza pretendere che siate
d'accordo con noi ma pretendendo che ci diate ragione.
BERLINO
La prima cosa che ti dicono gli
avventurieri berlinesi è che il tedesco base s'impara dopo un solo
mese di convivenza con gli autoctoni.
Il tedesco base, come lo chiamano loro,
è quello che serve per leggere Thomas Mann senza tagliarsi le vene
ad ogni paragrafo.
Insopportabile l'idea che tutte le
altre lingue siano una concrezione della nostra a cui basta
aggiungere un paio di desinenze biascicate: questo il concetto che
cerco di farvi entrare in testa a randellate con scarsi risultati,
dimostrando, una volta di più, che la violenza non serve a nulla.
Altro elemento centrale di ogni
conversazione a tema Berlino è il kebab.
Perchè sai è in Germania che l'hanno
inventato, ti dicono sbigottite le persone che hanno appena scoperto
la comunità turca più grande del mondo che non sia quella della
Turchia.
Ora, io sono un fanatico del kebab, un
devoto, ma se dovessi scegliere fra mollare la mia ragazza, i miei
amici, il mio lavoro per andare a ingurgitare giganteschi teller di
carne tritata in mezzo ai topi, sono sicuro che saprei quali sono le
priorità della vita. De gustibus non est disputandum,
me ne rendo conto.
Terzo: Berlino, in
realtà, è già da qualche decennio meta prediletta dai membri delle
culture suburbane – punkabbestia su tutti.
In questa triste
contemporaneità, che ha delegato la cultura suburbana ai nuovi
fighetti d'occidente, gli hipsterabbestia, anche il fascino degli ex
casermoni sovietici trasformati in ostelli viene stuprato malamente
dallo sguardo preso male della nuova foto profilo.
Vi
racconteranno di incredibili centri sociali dove non si fa politica –
secondo tradizione – ma dove si balla fino alle tre del pomeriggio
successivo. Loderanno gli effetti di sostanze stupefacenti “che da
noi non si trovano perchè siamo troppo provinciali”, citando a
cazzo qualche passaggio dei Paradisi Artificiali.
Se per caso siete
interessati a visitare anche voi la capitale tedesca, non fate
domande a chi c'è già stato su Berlino ovest – massima ingiuria.
Berlino ovest è
così main stream che non ci va proprio nessuno, loro solo Berlino
est – compagni di partito – dove si respira un'aria diversa,
inclusa quella delle scorie nucleari.
A parte che Berlino
non è più separata da un muro da ventiquattro anni, quindi la
distinzione est-ovest ha la stessa valenza che avrebbe a Mantova –
ma ovviamente si riferiscono alle differenze architettoniche.
C'è un modo,
semplice ed efficace, di smascherare i veri appassionati dai modaioli
dell'ultima ora, pronti a sparare alla madre pur di essere al passo
con i tempi.
Chiedete sempre
consigli su luoghi da visitare: escluse le stamberghe per tossici
citate in precedenza, tenderanno a rispondervi con tono serio
AlexanderPlatz, Museumsinsel ed il cimitero ebraico; proprio tre
posticini originali per i quali era necessaria la loro urban
exploring experience.
Come se vi dicessi
il Duomo per Milano o Piazza San Marco per Venezia. Sti poveracci.
Sicuramente hanno
bevuto dell'ottima birra bavarese (sorvolate sul fatto che non sono
stati in Baviera) accompagnata allo stinco da un chilo di cui
conoscono tutte le proprietà organolettiche ed i tempi di cottura –
ma guarda un po' te che sorprese ci riserva la vita?
Rimpatriati dopo
mesi a spese del babbo, passeranno le giornate singhiozzando che la
loro città natale non è Berlino – concetto di una profondità
avvilente per ogni essere logico – e programmando nuovi weekend al
cardiopalma a base di musica elettronica che noi ci sogniamo.
Già, perchè a
Berlino la musica è tutto, ulteriore ragione per riflettere sugli
errori del passato, quando gli americani non l'hanno bombardata a
sufficienza, dando modo all'elettronica di nascere e rovinarci
l'esistenza.
“La musica è
tutto” è poi una frase dal sapore neo-nazista, l'ho sempre saputo
che mentre Hitler bruciava i libri, non stava ascoltando Wagner ma
Skrillex.
E su queste note
(per l'appunto) dolenti che mi tocca salutarvi perchè fra poco mi
parte l'aereo per Berlino.
Auf Wiedersehen.
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