lunedì 14 ottobre 2013

Opinioni fuori controllo

Oggi ho sentito ben cinque persone dire che gli piacerebbe molto abolire la Bossi-Fini.

Una fa la commessa al simply market, l'altra è una studentessa di mediazione linguistica presso l'Università dell'Insubria, uno è Gianfranco Fini, uno è un eritreo cartomante sfigato in attesa di regolarizzazione e l'ultimo è Enrico Letta.

Indovinate quale differenza intercorre fra questi cinque soggetti ben selezionati.

Non ci siete ancora arrivati? Ve lo dico io.

Uno dei cinque è per puro desiderio del fato il Presidente del Consiglio ed è interessante che esprima la propria opinione da privato cittadino come se non centrasse una beata mazza con la questione in gioco.

L'opinione peraltro non è nemmeno delle più originali visto che manca solo Alba Dorata all'appello degli strenui oppositori della Bossi-Fini, ma lo sappiamo questo è il governo del “meglio tardi che mai”.

Siamo all'interno del più grande bluff della comunicazione politica della storia: io che sono il Presidente del Consiglio dei ministri non ho la più pallida idea di che cazzo fare per abolire una legge infame in vigore nel mio paese. È come se il vostro panettiere vi dicesse “si il mio pane fa schifo ma cosa vuole che le dica buon uomo, non la produco mica io la farina”. Immagino che in circostanze simili l'unica soluzione sarebbe appiccare un bell'incendio al panificio in questione oppure, se siete italiani, cambiare panificio.

Il “governo del fare” con i suoi “decreti del fare” sembra fare – ma lo dico dico da privato cittadino non da privato cittadino che sta postando un articolo su un blog – ben poco, sembra paraplegico, diversamente abile, spastico dinnanzi ai problemi di un paese che sta lentamente affondando nel Mediterraneo, come i barconi colmi di profughi.

E ancora: serviva proprio vedere il sangue e la carneficina di qualche centinaio di persone, prima di accorgersi che è ancora in vigore una legge che porta il nome di un ex fascista redento sulla via di Damasco e di una sorta di homo habilis dall'incomprensibile parlata ostrogota?
O forse bastava avere un misero programmino all inclusive, con una decina di priorità, sulle quali lavorare in questi mesi?

Il paradosso che stiamo vivendo è quello di avere un governo di transizione verso il nulla, verso le colonne d'Ercole. La verità è che non hanno un programma politico – nemmeno di breve termine – e quindi ogni giorno viene vissuto come se fosse l'ultimo, durante il quale accendere una sigaretta e fare una preghierina prima di finire al cappio delle prossime elezioni – dall'esito incerto quanto una scommessa sui cavalli.

Sono le complicazioni dell'instabilità mi si dice, ma allora meglio porre fine a questa situazione drammatica, meglio smettere di giocare al trapezista sul vuoto delle idee.

Le opinioni di Letta o di chiunque altro dentro questo esecutivo sono ben accette se si tratta di gastronomia, gusti sessuali, hobby e quant'altro - per questo esistono i social network - ma è oltre ogni misura inutile in materia legislativa, economica o politica latu sensu.

La realtà è molto chiara: o questo governo e relativa maggioranza parlamentare combinano un paio di cose al mese – giuste o sbagliate che siano –, smettendola di esternare ogni singolo pensierino formato nuvoletta che gli viene in mente, oppure perdono qualunque parvenza di utilità, di senso, di necessità (come spesso ci viene raccontato) e la nazione se ne farà una ragione tornando a votare.


Di terze vie non ne esistono in questo caso, nemmeno per i fautori della grandi coalizioni stagnanti.

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