venerdì 1 novembre 2013

Datagate fra caos e bollicine

L'infuocato dibattito sul Datagate fra i politicanti di mezzo mondo assomiglia sempre più alle litigate post cenone natalizio alle quali ho dovuto assistere per anni dentro il mio parentado.

Dopo diciassette terroniche portate di colesterolo puro, dopo mille bottiglie di frizzantino rosè, osservavo ubriaco alla declinazione in chiave in politica degli odi personali presenti in famiglia.

Mio padre sbraita contro l'evasione fiscale dei liberi professionisti, il mio zio-sineddoche-del-popolo-delle-partite-iva s'inchiappetta il lassismo dei dipendenti pubblici, mia madre piange perché la Ka$ta la considera un'eversiva e mio nonno pone fine a questa pagliacciata elargendo buste piene di soldi, tanto che con quegli occhiali montatura anni '80 mi pare Bisignani.

Dicevo del Datagate e ora proverò a forzare una similitudine che non ha ragion d'essere.

Il direttore dell'Nsa Alexander prima nega, poi ammette con riserva, poi si vanta al congresso statunitense di aver spiato il premier lettone evitando così un altro undici settembre. Che poi voglio dire, i terroristi non saranno così idioti da attaccare sempre lo stesso giorno dell'anno - anche solo per evitare la monotonia di una professione usurante.

La Merkel chiede spiegazioni ma le rispondono in inglese e non capisce. Snowden parla di libertà dalla Russia. Vorrebbe andare a testimoniare ma rischia di essere arrestato, primo caso nella storia di testimone oculare e colpevole dello stesso fatto.

Kerry abbozza un "abbiamo esagerato con lo spionaggio" che suona tanto come una difesa di Norimberga fuori tempo massimo. Obama, che per chi non lo sapesse è il superiore di Kerry, continua a dire di non sapere nulla, non vede, non sente, non parla - come le tre scimmiette. Fortuna che è un democratico perché se fosse repubblicano potrebbe venire il legittimo sospetto che stia mentendo al popolo.

Mia madre continua a piangere perché Grillo si è appena rivelato un fascistello da strapazzo e ha cannato tutte le futuribili rosee previsioni sulla bellezza e la libertà di internet che gridava dai palazzetti dello sport nel 2005.

Putin fa il figo con il culo degli altri, detta comunicati stampa che sembrano usciti dagli Essays di Montaigne e secondo Forbes ha superato Obama nella classifica degli uomini più influenti del mondo, salendo alla prima posizione.
Me lo immagino gingillarsi all'arrivo di questa notizia, masturbandosi davanti allo specchio con un kalashnikov - così, per vedere l'effetto che fa.

L'Nsa oggi dice che sono state controllate solo le comunicazioni dei capi di stato e non dei privati cittadini europei. Peggio mi sento, visto che non mi è molto chiaro di quali informazioni riservate sia depositario un salumiere di Correggio o una puttana del Red Light District, mentre è estremamente visibile l'importanza di conoscere la posizione ufficiosa di Hollande sui ribelli libici.

Poi la rettifica: i servizi segreti europei hanno spiato le conversazioni dei propri cittadini e poi le hanno consegnate ai servizi statunitensi, quindi non c'è violazione americana. Le hanno consegnate in cambio di che cosa?
Non certo un paio di birre da Walmart e un abbonamento alla tribuna d'onore per i Cowboys.

Questi giocano a barattare informazioni personali come si faceva con gli indiani nelle riserve:
"tuo oro, io coperte infette dalla peste... Ottimo affare muso rosso"

Difficilissimo orientarsi in questo bordello firmato Ian Fleming, lo sarà a maggior ragione dopo aver letto un post del genere.

Ma quello che secondo me possiamo fare è rivolgersi al sano e vecchio buon senso infarcito di pregiudizi lombrosiani.
Ci dobbiamo domandare: "Affiderei mai mio figlio ad un uomo con questa faccia?"

J.R. Clapper, direttore della National Intelligence
Rispondetemi a Natale, dopo il cenone si ragiona meglio.

Nessun commento:

Posta un commento