sabato 14 giugno 2014

A grandi falcate sulle scale di Escher

Non bisogna esagerare con i canti di lode nei confronti di Corradino Mineo il Coraggioso, per aver fatto quello che l'articolo 67 della Costituzione gli garantisce in qualità di parlamentare: in fin dei conti it's his job, nulla di più, sarebbe come ficcare la lingua in bocca a un idraulico perché ti ha riparato la lavatrice.

Si può invece sbraitare ed analizzare per ore la sindrome da Ego-Polifemo di Matteo Renzi, che i più attenti osservatori avevano rilevato ad uno stadio avanzato già diversi mesi or sono.
"Il Partito è mio e quindi decido io con chi giocare". Si attendono in Brasile le prime indicazioni del Premier su quale formazione schierare in serata contro i perfidi inglesi, un po'come ai tempi del Berlusca-coach, quando intimidiva i propri allenatori sotto contratto al Milan scendendo negli spogliatoi durante il pre-partita per motivare la squadra, e per spiegare ad Ancelotti (uno che in vita sua ha visto più coppe che prosciutti) che doveva giocare a sedici punte.

"Ma Silvio, si gioca in undici?"
"Tu non ti preoccupare! abbiamo un decreto in via di approvazione se Tremonti non caga il cazzo".

La storia insegna che chi si considera infallibile finisce sempre per dipartire verso radiosi lidi celesti: che so, appeso per i piedi a piazzale Loreto, piuttosto che sommerso di insulti e monetine sonanti fuori da un albergo romano, aspettando con ansia che un Jumbo Jet lo conduca in nord Africa, dove il clima è meno rovente.

La parabola di Matteo Renzi è ancora in fase ascendente, e fa bene il talento di Rignano Vecchia a godersi i privilegi della fama e del successo finché durano: stravinci le primarie, fai fuori il Presidente del Consiglio e prendi il suo posto in meno di 48 ore, asfalti tutti alle Europee, t'incammini con il passo spedito di un miliziano democratico alla conquista del tortuoso sentiero delle Riforme Strutturali Istituzionali Costituzionali Galattiche, irto di pericoli, in fondo al quale abbeverarsi al sacro Graal della gloria imperitura.
Sei nella fase "infallibilità", un calcio totale olandese da rifilare sulle chiappe di tutti coloro che si frappongo fra te e l'eternità. "Il Potere logora solo chi non ce l'ha". Almeno per un po'.

Poi però arriva quell'energia che tutto regola, ti sbatte a terra con una forza pari alla tua massa ingrassata moltiplicata per l'accelerazione gravitazionale. La vita è fatta a scale: scale di Escher per la precisione, difficile sapere con certezza se si sta salendo o scendendo lungo l'ordinata della celebrità.
Quando spicchi il volo destinato inesorabilmente al suolo, vedi scansarsi tutti gli aspiranti spettatori-elettori-sudditi che fino a un istante prima ti osservavano dal basso verso l'alto con reverenza e ammirazione, facendo il tifo, gridando e godendo di felicità per le tue vittorie, che in un certo senso erano anche le loro.

Si spostano dalla traiettoria, non hanno la minima intenzione di fungere da cuscinetti per ammortizzare lo schianto del Re decaduto, al massimo chiameranno il 118, ma non saranno loro a soccorrerti in prima istanza.

Più si va in alto con il "proprio" 41% di consensi elettorali, più il frastuono dell'impatto fra l'osso sacro e il cemento armato sarà fragoroso. Cadere in un crepaccio del K2 non è come rotolare dolcemente fra l'erba morbida della collinetta di San Siro.

Se Renzi se ne renderà conto in tempo, non ci sarà bisogno di un esercito di autoambulanze a fine corsa; in caso contrario sguazzeremmo fra i cavalloni di un metaforico bagno di sangue, e più che di cure ci sarà bisogno di un'estrema unzione anticipata.  


 

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