domenica 24 agosto 2014

PlayStation4: servono squadroni della morte?

La notizia della strabiliante affermazione sul mercato globale di Playstation4 nei primi due trimestri del 2014, annunciata in prima battuta da Sony e rilanciata in Italia all'inizio di agosto da International Business Times e più recentemente da Il Post, merita alcune considerazioni.

Tralasceremo i ritratti da agiografia degli esperti marketing e comunicazione di Sony, eviteremo di approfondire il tema del turbo-capitalismo-giapponese-Tokio drift che non conosce pause pasti, rinunceremo a cercare di comprendere quali ragioni spingano un lavoratore padre di famiglia, una donna in carriera o uno studentello che ha preso troppo sul serio gli aforismi sull'ozio, a spendere 400 euro in una console di plasticone che ottiene il triplice effetto di rincoglionire, trasformare in un potenziale stragista il fruitore e divorare le risibili scorte di petrolio di cui l'umanità dispone.

Preferiamo concentrarci sugli aspetti critici della vicenda, messi in luce nelle ultime settimane dalla stampa nipponica e dall'azienda autoctona del paese del Sol levante.

L'annuncio delle vendite è fornito direttamente dalla dirigenza Sony
Parrebbe un po' come andare a chiedere all'oste dettagli sulle qualità organolettiche del Vermentino che sta spacciando per Dom Pèrignon dell'86, giustificando in tal senso il prezzo à la carte da Lamborghini LP 620-2 Super Trofeo mentre estrae la carta di credito dell'attonito cliente, con un sorriso sulle labbra che assomiglia a un ghigno mefistofelico.
Oppure come domandare al marinaio di Fiumicino le misure dell'ultima cernia gigante con cui ha avuto a che fare in mare aperto, nel bel mezzo della Tempesta Perfetta, mentre le onde ululano potenti e il capitano Achab chiede disperatamente l'aiuto dell'esperto lupo di mare del litorale laziale.
O ancora, come chiedere a un'azienda produttrice di console quante ne ha smerciate – che è poi il nostro caso.
Sistemi di conteggio alternativi dei pezzi venduti non ne esistono, a meno di non voler creare appositi nuclei operativi di tecnopolizia da distopia orwelliana, con l'ingrato compito di sfondare porta a porta nelle case dei consumatori per mappare la diffusione virale di PlayStation; tuttavia il metodo attuale puzza leggermente di conflitto d'interessi, posto che nessun commerciante ha mai risposto “di merda” alla domanda “come vanno gli affari nel secondo trimestre?”.

Abbiamo paura di aver saturato il mercato”
Con questa frase Shuhei Yoshida – capo della divisione sviluppo videogiochi per PlayStation – ha espresso il proprio terrore per le vendite future.
Una preoccupazione legittima che prende spunto dal noto aforisma di Fabri Fibra: “Facciamo una scopata mentre pensiamo alla prossima” (album Mr. Simpatia, 2004), tramutandolo in un concetto cardine del mercantilismo.

Peraltro Yoshida non considera la pur remota possibilità di un unico compratore con spiccata propensione al consumo marginale di sostanze stupefacenti, collezionista e feticista del prodotto Sony, tanto da aver acquistato in più tornate ognuno dei dieci milioni di prototipi.
In questo ipotetico contesto il mercato sarebbe da considerarsi vergine, per la gioia degli azionisti in botta da ferormoni e dividendi, pronti a calarsi in pantaloni e farsi l'ennesimo giro di giostra sulle chiappe dei nerd di mezzo globo.

Il più grande successo commerciale di una console nella memoria recente
Tecnicamente non esiste una memoria “remota” del commercio di console, sarebbe come se Meucci si fosse vantato di aver realizzato il primo scherzo telefonico.

Sony non sa spiegarsi il motivo del successo
“Siamo talmente fighi da non riuscire a giustificarcelo”: questo dovrebbero recitare i comunicati stampa dell'azienda.
Il mondo è così privo di un senso ultimo, di un faro in grado di illuminare il percorso che conduce sull'impervio sentiero del profitto e degli affari.
Sembra quasi di vedere gli investitori istituzionali di Sony mentre sguazzano nei playdollari afflitti dal terribile morbo nichilista, urlando alla luna tutta la loro disperazione con le parole del poeta “Dio è morto nelle pareti di MediaWorld, Dio è morto”, per sfogare l'impeto dionisiaco in un politeismo pagano, le cui divinità prendono il nome dalle valute dei singoli stati nazionali.
To earn or not to earn. That is the question.

Non abbiamo un Customer profile definito
Questa attenzione al cliente quasi imbarazza: occorre implementare indagini di mercato approfondite nel dettaglio, che partano dall'enumerazione dei peli pubici dell'ipotetico e potenziale consumatore occidentale, per giungere infine a veri e propri interrogatori forzosi presso le casse dei centri commerciali. Al momento di pagare il commesso dovrebbe estrarre un modulo spesso come L'Ulisse di Joyce, da compilare per interno in cambio di un visto di rilascio.

Tra i documenti da consegnare controfirmati sono previste una serie di scartoffie che autorizzino Sony Corporation ad indagare liberamente nel casellario giudiziale, nelle cartelle esattoriali e fra le natiche del partner – oltre ad una liberatoria nella quale si rinuncia spontaneamente al diritto d'autore sulla propria vita, da vendersi in formato eBook su Amazon alla modica cifra di 9.99$.

Alla luce delle varie preoccupazioni che attanagliano Sony, l'azienda ha fatto sapere di voler istituire nel terzo e quarto trimestre 2014 degli speciali "squadroni della morte", con il compito di bloccare la pandemia di PlayStation.
Si accetteranno volontari e mercenari divisi per mansione: spaccare le PlayStation con rastrellamenti notturni a campione; spaccare le centrali idroelettriche che forniscono energia alle nostre metropoli per renderne obsoleto l'acquisto; spaccare la testa a chiunque sia trovato in possesso anche solo di una ricevuta del 2003 emessa da un Apple Store.
In questo clima un po' Blade Runner e un po' fratelli Wachowski andrà consumandosi l'epico scontro finale fra l'Uomo e la Macchina.

E se non dovesse funzionare, dalla sezione Sviluppo Nuove Idee di Sony e dal Ministero della Propaganda di Tokyo, fanno sapere che è comunque un'ottima sceneggiatura, un po' trita ma il mercato risponde sempre affermativamente ai grandi classici.  

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