martedì 29 ottobre 2013

Nuova Propaganda, Nuovo regime - senza grassi saturi

Da una mezza settimana mi dedico assiduamente alla lettura della Repubblica degli straccioni, non per autolesionismo o per trovare una valida alternativa al suicidio, ma perché sono curioso di scovare le nuove direttive editoriali da adottare quando si parla del "caso Renzi" o "Renzi il nuovo".

Ero rimasto a qualche settimana fa, quando i cronisti politici di via Cristoforo Colombo, indecisi sul da farsi, dipingevano il caro Matteo come un arrogante pieno di sé, sostanzialmente ego riferito: se volete un dato caratteriale da condannare nell'uomo della strada, ma non necessariamente nell'uomo di potere.

Devono essere arrivate nuove direttive in questi giorni, chissà da quale classe dirigente di quale partito, perché improvvisamente il sindaco di Firenze appare sotto forma di lingue infuocate e la sua biografia è quanto di più simile ci sia all'agiografia di Francesco d'Assisi.

La giornata che più di tutte mi ha fatto smaronare è quella di ieri, lunedì 28 ottobre 2013.

Oltre a un paio di colonnine scritte male sulla prematura scomparsa di Lou Reed, con la solita retorica sgorgante delle lacrime da coccodrillo, sul genere "tossico e ribelle" - chissà perché non viene mai detta la stessa cosa dei No Tav o di Aldrovandi -, le prime pagine di Repubblica sono tutte per Renzi.

C'è la storia commovente dell'uomo che imparò a volare in aereo per andarlo a sentire, cosa che non aveva mai fatto neppure per una donna, anche perché probabilmente non ne ha mai avuta una.

Ci sono gli slogan del cazzo che Renzi elargisce come noccioline alle scimmie dello zoo, tipo: "io sono per le correnti delle idee, non dei cognomi". Quindi è renziano ve lo garantisco.

C'è il nuovo appellativo coniato per lui, "Il Fidanzato d'Italia", il sintagma più berlusconiano - e anche un po' fascistoide, per l'appunto - che abbia mai sentito pronunciare.

C'è la parola "sogno" che ritorna con passo incessante, tanto che sembra di guardare in loop la parodia del Crozza-Briatore.

Lo chiamano il "futuro segretario del Pd" queste simpatiche cartomanti mentre sfoderano una luna nera dal taschino.
Ma aspettate un momento! Avevo capito che il partito democratico avrebbe fatto delle democratiche primarie per eleggere democraticamente il proprio segretario.
Non avevo sentito parlare di elezione per acclamazione con l'applausometro, come in 8 Mile. Se così fosse, non serve a una mazza il Palazzo della Leopolda, gli attivisti, i gazebo, i giornalisti e tutto il corredo di soprammobili umani con i quali ci piace infarcire la festa dell'anniversario tra Renzi e Mefisto.

Mefisto: io ti darò tutto il potere, le donne, l'appeal che desideri!
Renzi: ma per questo mi basta l'iPhone3!

Basta lo Shelter, un tizio con i rasta che grida in slang e per finire una pistola da regalare a Renzi con la quale può eliminare chi gli pare tirando al bersaglio dall'alto del palco. Io mi candido al primo proiettile, tanto nemmeno mi piaceva la mia vita.

Dopo questo sfogo diciamoci pure tutte le verità come stanno: Il Pd può anche andare in giro a menarsela per aver inventato le primarie, ma qualunque elettore, cittadino o armadillo del mondo sa che queste sono una farsa.
Sono una farsa perché non c'è competizione, se anche i giornalisti di Repubblica possono impunemente dichiaralo in terza pagina senza suscitare reazione alcuna.
Sono una farsa quanto lo sarebbe considerare una partita di calcio quella fra il Rosignano sei rose e il Barcellona.
Sono una farsa perché mentre Renzi si prende il malloppo a mani basse con gli aforismi di Carlotto, i suoi sfidanti stanno litigando a pagina otto su quale sia il nome corretto da dare al "cuneo fiscale" senza farlo apparire un giochino per feticisti del sesso anale.
Sono quindi una farsa, un match senza storia per abbandono degli avversari, non per meriti del campione.

Almeno smettiamola di blaterare sulle grandi capacità di comunicazione di Renzi. Ogni volta che si viene definiti "grandi comunicatori" bisogna toccarsi le palle: pensate a Bertlusconi che rutta e viene definito un gigante della comunicazione, pensate a Fabrizio Corona, pensate ad Axelrod - l'esperto di marketing politico statunitense che venuto nel bel paese ad aiutare Monti gli ha inimicato anche la protezione animali.

Renzi non è un grande comunicatore, non lo è mai stato, solo che s'inserisce in un contesto in cui c'è un totale vuoto di comunicazione, oltre che di iniziativa reale da parte dei politici.
Verrebbe acclamato anche se scoreggiasse con le ascelle, perché sarebbe comunque qualcosa in più del silenzio di fondo di un Civati o di un Cuperlo, qualcosa di più dell'elettrocardiogramma piatto al quale assistiamo ogni giorno.

Dicendo questo almeno evitiamo l'ipocrisia nel nuovo Re, che per inciso tanto nuovo non è più, visto che da diversi anni oramai affolla le tribune televisive e i social network, sempre presentandosi come un vino Novello - come un iniziato.

Quando poi avrà concluso la propria dolce scalata al potere sarà ancora più divertente, visto che non saprà cosa farsene.

E che vi piaccia o non vi piaccia noi saremo qui con il ditino alzato, con lo sguardo indulgente di chi l'aveva detto.
Perché sarà pur vero che i profeti di sventura hanno vita facile.

Ma almeno, contrariamente ai maghetti che affollano il globo, non sparano cazzate.





Renzi che pensa a cosa fare quando avrà conquistato il mondo













Yama cerca di imitarlo

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