Esiste
una quarta dimensione?
Non
si tratta di complicati teoremi o equazioni a dodici incognite, né
tantomeno di spazi non euclidei o vorticosi universi paralleli.
C’è
però un tempo e c’è un luogo dove impossibile e realtà si
toccano, dove la seconda diventa il terreno fertile nel quale
seminare il primo, attendendo fiduciosi il fiorire primaverile,
indugiando con lo sguardo sullo sbocciare di ogni singola gemma, fino
a quando il frutto sarà maturo ed il mezzadro dall’occhio svelto
ed il fine udito potrà distinguere fra la bacca malata e quella
commestibile, quella succosa e quella concentrata.
Quel
mezzadro è il lettore di favole, ogni gemma una pillola della sua
incompleta fantasia che attende di trovare la propria metà, ogni
frutto un nuovo mondo da colonizzare, sconfiggendo gli autoctoni –le
bacche malate- permettendo l’insediarsi delle bacche commestibili.
Arriva
settembre ed esplode ottobre, il raccolto spazza via il passato in
maniera barbara, lasciando sul campo come soldati il cui sacrificio
era richiesto i cadaveri di raspi e vinacce, una fanghiglia cigolante
dal piccante aroma di pruina e lieviti; è il tempo della memoria che
ancora stenta a degradare in ricordo, che sfuma gravida di gocce
d’acqua nella torbida nebbia autunnale, dimenticando lungo il
cammino che la conduce all’inizio del percorso, profondi crepacci
neri anti materia, decisi fermamente a farsi riempire una volta
ancora, dai primi fotoni che lacereranno l’intransigenza della
notte e la caparbietà del gelo. Raggi del sole giungono dall’alto
con l’irruenza delle rivoluzioni e la grazia della danza,
rivendicando l’eliocentrismo universale.
Esiste
una quarta dimensione… Esiste la quinta, la sesta e la settima…
Non
serve essere matematici per capirlo.
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