Et voilà amici cari sono euforico
oggi.
Dio come lo aspettavo il nuovo conto
alla rovescia, il giorno del giudizio universale di noi eretici
pagani, la notte della ragione quando le tenebre prenderanno il
sopravvento inabissandoci nella profondità degli inferi.
Questo è più o meno quello che penso
al solo suono della parola Shutdown.
Chissà perché
ogni evento cruciale della storia americana viene enfatizzato
semanticamente da parole più idonee al titolo dell'ultimo film di
Stallone e Steven Segal.
“SHUTDOWN,
NON SI TORNA INDIETRO!”
Per la serie “a
volte ritornano”: ma quanti ve ne ricordate di questi appuntamenti
con la Storia, momenti indecifrabili dove si decide il destino di una
nazione – forse del mondo intero.
Dove eravate il 23
dicembre 2012, o la notte della prima elezione di Obama?
Oppure la strage di
massa del Millenium Bug – l'errore di programmazione dei sistemi
informatici – che avrebbe distrutto ogni forma di conoscenza umana
nella notte tra il 31 dicembre 1999 e il 1 gennaio 2000? Io ero
piccolo ma ricordo che ad ogni tappo di spumante che partiva un
brivido di terrore mi percorreva lungo la schiena.
Sarà così anche
sta notte; tutti incollati alle radioline, ai televisori, ai
quotidiani on line, alle dirette streaming della CBS per capire se
quei buontemponi del Tea party hanno intenzione di abbandonare gli
Usa sull'orlo del default, mandare il mondo alla rovina, l'occidente
in recessione totale.
E poi domani
mattina?
Domani andate a
lavorare stronzi che la sveglia suona comunque, a prescindere dai
mormoni pazzi d'oltreoceano.
E state anche
sufficientemente sereni: la data del 17 ottobre è pseudo fittizia,
scelta con un margine reale di qualche decina di miliardi di dollari
rispetto al vero fallimento del governo federale.
Non sto dicendo che
l'esito del voto odierno non avrà ripercussioni – anche dure –
su noartri, ma che i profeti di sventura con il cronometro in mano
possono rilassare le braccia ancora per qualche settimana e smetterla
di sventolare la bandiera dell'apocalisse.
Nessuna apocalisse
da quando esiste l'uomo si è mai realizzata completamente. C'è
sempre qualche barchetta piena zeppa di animali alla quale
aggrapparsi in attesa che la buriana passi.
Vi dirò di più,
se a questo giro sono io a sbagliarmi – quindi si dovesse
verificare l'apocalisse in tutta la sua maestosa malvagità – beh –
non so come dirvelo – non sono più cazzi nostri.
Se desiderate poi
la risolviamo nell'aldilà, ma fino a quel momento abbassate i
fucili.
Per parlare invece
delle “conseguenze vere” di un “finto default” (perché lo sa
anche Corrado Passera che gli Usa non stanno realmente fallendo),
quando sento dire che potremmo entrare in recessione per via del
lassismo di bilancio americano, generalmente mi sbellico dalle risate
sdraiato sul tappetino adibito ai bisogni del mio cane.
Noi siamo già in
recessione, non c'è bisogno di nessun altro shock esterno; aumentano
i disoccupati e chiudono le aziende se non ve ne foste accorti e
questa è la spiegazione in italiano di cosa è una recessione.
Abbiamo fatto ben
poco per uscirne in questi mesi, e ben poco ha fatto
quell'accozzaglia di paesi con interessi contrapposti dall'alba dei
tempi che chiamiamo Europa.
Non metto in dubbio
che esistano scelte politiche più rilevanti di quale dentifricio
avete usato questa mattina per ingellarvi i capelli, e la decisione
odierna del Senato Americano è una di queste scelte.
Ciò che trovo
insopportabile è il clima da attesa messianica che avvolge a prua la
nostra bella arca in procinto d'imbarcarsi.
Guardiamo pure agli
eventi esteri meglio di come facciamo oggi per carità, ma con un po'
di amor proprio, non come i gladiatori che guardano pietosamente
l'imperatore, in attesa che questo decida della loro sorte.
La vicenda
americana se volete ci insegna una cosa molto importante: di
pagliacci e saltimbanchi ad alto livello delle istituzioni, ne
esistono parecchi, anche in giro per il migliore dei mondi possibili,
e non solo lungo le coste del Mediterraneo.
Questo può essere
negativo o positivo, giudicate voi.
Ma se dobbiamo
guardare dei pagliacci all'opera meglio prendersela con quelli
nostrani, piuttosto che sbraitare o sperare in quelli lontani anni
luce.
Giratevi dalle
vostre finestre e osservate il circo che avete in casa.
Ve lo danno gratis.
divertente e ironico questo articolo
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