mercoledì 16 ottobre 2013

Shutdown, shut up

Et voilà amici cari sono euforico oggi.

Dio come lo aspettavo il nuovo conto alla rovescia, il giorno del giudizio universale di noi eretici pagani, la notte della ragione quando le tenebre prenderanno il sopravvento inabissandoci nella profondità degli inferi.

Questo è più o meno quello che penso al solo suono della parola Shutdown.
Chissà perché ogni evento cruciale della storia americana viene enfatizzato semanticamente da parole più idonee al titolo dell'ultimo film di Stallone e Steven Segal.

SHUTDOWN, NON SI TORNA INDIETRO!”

Per la serie “a volte ritornano”: ma quanti ve ne ricordate di questi appuntamenti con la Storia, momenti indecifrabili dove si decide il destino di una nazione – forse del mondo intero.
Dove eravate il 23 dicembre 2012, o la notte della prima elezione di Obama?
Oppure la strage di massa del Millenium Bug – l'errore di programmazione dei sistemi informatici – che avrebbe distrutto ogni forma di conoscenza umana nella notte tra il 31 dicembre 1999 e il 1 gennaio 2000? Io ero piccolo ma ricordo che ad ogni tappo di spumante che partiva un brivido di terrore mi percorreva lungo la schiena.

Sarà così anche sta notte; tutti incollati alle radioline, ai televisori, ai quotidiani on line, alle dirette streaming della CBS per capire se quei buontemponi del Tea party hanno intenzione di abbandonare gli Usa sull'orlo del default, mandare il mondo alla rovina, l'occidente in recessione totale.

E poi domani mattina?

Domani andate a lavorare stronzi che la sveglia suona comunque, a prescindere dai mormoni pazzi d'oltreoceano.

E state anche sufficientemente sereni: la data del 17 ottobre è pseudo fittizia, scelta con un margine reale di qualche decina di miliardi di dollari rispetto al vero fallimento del governo federale.
Non sto dicendo che l'esito del voto odierno non avrà ripercussioni – anche dure – su noartri, ma che i profeti di sventura con il cronometro in mano possono rilassare le braccia ancora per qualche settimana e smetterla di sventolare la bandiera dell'apocalisse.

Nessuna apocalisse da quando esiste l'uomo si è mai realizzata completamente. C'è sempre qualche barchetta piena zeppa di animali alla quale aggrapparsi in attesa che la buriana passi.

Vi dirò di più, se a questo giro sono io a sbagliarmi – quindi si dovesse verificare l'apocalisse in tutta la sua maestosa malvagità – beh – non so come dirvelo – non sono più cazzi nostri.
Se desiderate poi la risolviamo nell'aldilà, ma fino a quel momento abbassate i fucili.

Per parlare invece delle “conseguenze vere” di un “finto default” (perché lo sa anche Corrado Passera che gli Usa non stanno realmente fallendo), quando sento dire che potremmo entrare in recessione per via del lassismo di bilancio americano, generalmente mi sbellico dalle risate sdraiato sul tappetino adibito ai bisogni del mio cane.
Noi siamo già in recessione, non c'è bisogno di nessun altro shock esterno; aumentano i disoccupati e chiudono le aziende se non ve ne foste accorti e questa è la spiegazione in italiano di cosa è una recessione.

Abbiamo fatto ben poco per uscirne in questi mesi, e ben poco ha fatto quell'accozzaglia di paesi con interessi contrapposti dall'alba dei tempi che chiamiamo Europa.

Non metto in dubbio che esistano scelte politiche più rilevanti di quale dentifricio avete usato questa mattina per ingellarvi i capelli, e la decisione odierna del Senato Americano è una di queste scelte.

Ciò che trovo insopportabile è il clima da attesa messianica che avvolge a prua la nostra bella arca in procinto d'imbarcarsi.
Guardiamo pure agli eventi esteri meglio di come facciamo oggi per carità, ma con un po' di amor proprio, non come i gladiatori che guardano pietosamente l'imperatore, in attesa che questo decida della loro sorte.

La vicenda americana se volete ci insegna una cosa molto importante: di pagliacci e saltimbanchi ad alto livello delle istituzioni, ne esistono parecchi, anche in giro per il migliore dei mondi possibili, e non solo lungo le coste del Mediterraneo.

Questo può essere negativo o positivo, giudicate voi.

Ma se dobbiamo guardare dei pagliacci all'opera meglio prendersela con quelli nostrani, piuttosto che sbraitare o sperare in quelli lontani anni luce.

Giratevi dalle vostre finestre e osservate il circo che avete in casa.

Ve lo danno gratis.

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